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organizzazione della produzione |
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un direttore di produzione esperto deve fin da principio tener conto di tutti quei fattori prevedibili che potrebbero portare a ritardi ed a spostamenti. Ad esempio, nel calcolo delle riprese in esterno, e nello stabilirne la durata, si deve considerare che purtroppo il Dio Pluvio non è il capo elettricista ideale e che quel gran parabolico che è il sole può alle volte non funzionare per giorni e giorni. Perchè se il film non deve proprio contenere una scena sotto la pioggia (ed a questo proposito si ricordi che una simile scena risulterà sempre più vera e di maggiore effetto se fatta in stabilimento con la pioggia e con la luce artificiale) si sarà costretti ad un arresto e quindi se si può dire che effettivamente per la scena in esterno occorreranno, mettiamo ad esempio, dieci giorni, se ne debbono calcolare almeno tre o quattro di riserva per le eventuali
alterazioni atmosferiche. Questa può essere una base di proporzione, giacchè per un film i cui esterni durino due mesi si possono calcolare dai 10 ai 12 giorni di cattivo tempo.
Altrettanto dicasi per le scene in teatro, per le quali si dovrà tener conto anche delle giornate necessarie all'architetto per realizzare le sue scene in confronto alla disponibilità dei teatri, calcolando se forse non sarebbe più economico intercalare una o più giornate di costruzioni e di conseguente pausa nel girare (giornate che possono essere impiegate dal regista per la scelta del materiale già impressionato, istruzioni al montatore, ecc. e quindi mai perse per il lavoro in definitiva) oppure far eseguire le costruzioni con lavoro continuativo di giorno e di notte, sobbarcandosi la spesa di ore straordinarie degli operai, aumentando o raddoppiando il numero delle squadre, ecc.
Come dico, di questi casi che sono tipici e che si presentano in ogni film deve esser tenuto conto in partenza col dovuto discernimento e non semplicemente a lume di naso, e ciò in considerazione, ad esempio, dei contratti che si debbono stipulare e che si deve cercare di ridurre, con quella dovuta elasticità, per prevenire le sorprese, alla durata minima indispensabile per evitare che o un attore sia scritturato per troppo breve tempo ed entri poi nel così detto pro rata temporis imprevisto; o che venga scritturato, diciamo, per 15 pose e ne abbia effettivamente due sole; o che il teatro di posa venga preso in affitto per un periodo troppo corto col rischio di vedersi un bel giorno nell'obbligo di doverlo sgombrare ancor prima di aver finito il film.
È vero che per invalsa consuetudine, la direzione dei teatri ben di rado fa uso di questo suo diritto di padrone di casa, ma siccome anche questa in un simile caso ha delle perdite, se ne rivarrà certamente sul