Vai al contenuto

Pagina:Organizzazione della produzione.pdf/26

Da Wikisource.

organizzazione della produzione

71

L'assistente regista deve poi preparare gli attori ed occuparsi che essi conoscano i loro dialoghi a memoria; deve, cronometro alla mano, sorvegliare che le scene risultino della lunghezza voluta, controllare che la segretaria di edizione abbia trascritto con esattezza la scena girata, annotato i dialoghi, fatti i necessari appunti sulle disposizioni dei mobili, degli attrezzi, sugli abbigliamenti degli attori (affinchè, per esempio, l'interprete principale non entri da una porta in frack ed esca dalla medesima in pigiama). Egli deve ancora occuparsi che il regista, preso dalla smania di troppo ben fare, non giri metri e metri di pellicola inutile; essere il portavoce del regista per impartire gli ordini alle comparse e dirigerne i movimenti mentre il regista si occupa degli attori di primo piano; pensare a preparare il programma per il giorno seguente ed informare la direzione del compito eseguito nella giornata, e se esso è stato puntualmente adempiuto o meno, ed eventualmente suggerire alla direzione di produzione una modificazione del piano di lavorazione.
Purtroppo, quando alla sera il regista, stanco dal lavoro della giornata, lascia il teatro, l'assistente regista coscienzioso non può fare altrettanto; la prima automobile che lascia il campo del lavoro non è per lui, egli si deve limitare a gettarvi un'occhiata nostalgica, prendere il coraggio a due mani ed intrattenersi, forse in non lieti conversari, col segretario di scena, con l'architetto, col trovarobe, con la segretaria di edizione, con l'ispettore e col direttore di produzione.
Quante volte mi è accaduto durante gli anni in cui fui assistente regista di essere non solo l'ultimo a lasciare il teatro, ma di andarmene a casa dove, inghiottito in fretta un boccone, mi sono seduto al tavolino per lavorare fino a notte inoltrata alla ricostruzione di scene del copione che il regista avevá all'ultimo momento deciso di cambiare o svolgere altrimenti; preparare delle variazioni al piano di lavoro, ecc. ecc. per poi, dopo aver dormito neanche due ore, essere di nuovo alle sei della mattina pronto per recarmi sul posto di lavorazione.
Come ho detto, la vita dell'assistente è una vita di sacrifici; ma se chi la segue lo fa con passione, non se ne accorgerà e raccoglierà certo molto maggiori soddisfazioni, quando vedrà che il suo lavoro non è stato inutile, di quelle che raccolgono coloro che espletano apaticamente, pur di chiamarsi assistenti registi, le loro mansioni.
Nel certificato che il regista E. A. Dupont mi ha rilasciato dopo tre anni di lavoro comune, prima che io mi distaccassi da lui per diventare direttore di produzione, è scritto: « L'unico assistente regista che io abbia avuto durante i miei lunghi anni di lavoro che merita veramente