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Pagina:Organizzazione della produzione.pdf/33

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nino ottavi

ritira in fuga precipitosa depauperando il mercato cinematografico di una nuova speranza, di una nuova possibilità.
E per onestà intendo anche «onestà artistica»: fare un film pur di poter dire «ho messo in piedi un film», non basta. Quanto pochi sono quelli che si chiedono se esso risponderà ai canoni dell'arte, se esso avrà quella dignità artistica alla quale deve giungere l'industria cinematografica. Ed il regista, lo sceneggiatore, il direttore di produzione che non sanno consigliare e guidare il produttore nella realizzazione artistica di un soggetto, ma che solamente si preoccupano di far meccanicamente il loro lavoro, a meno che non siano guidati da scopi reconditi inconfessabili, fonte o mèta di guadagni puramente personali, sono dei disonesti.
Dunque, onestà vera e propria, onestà di mestiere, onestà artistica, ecco quello che ci vuole per fare del cinematografo. Io mi sono sentito rimproverare da un amico per l'entusiasmo col quale mi applico al mio lavoro con queste testuali parole: «È tragico come tu prenda sul serio il cinematografo; non ne vale davvero la pena!». Questo non è il giusto modo di considerare l'industria cinematografica, giacchè essa è un'industria vera e propria e come tale bisogna apprezzarla.
Il cinematografo è uno dei tre formidabili istrumenti per la conquista e la diffusione della cultura e come tale deve essere considerato. Esso è un'industria che ha il suo lato commerciale, il suo lato tecnico, il suo lato artistico, e che in ogni sua parte è altrettanto seria. È un'industria nella quale, a partire dal direttore di produzione e dal regista fino all'ultimo macchinista compresi gli attori ed i generici, ognuno ha la sua dose di responsabilità (e responsabilità non indifferente) perchè nessun'altra industria presenta i pericoli di quella cinematografica, in cui un errore, un'imprevidenza, una sciocchezza benchè minima porta a perdite di decine, di centinaia di biglietti da mille.
Chiusa la breve parentesi sulla necessità di una onestà cinematografica, è opportuno ancora insistere sulla questione della collaborazione tra il regista ed i suoi più immediati dipendenti. Anche in questo si vedrà l'impronta data alla lavorazione da un buon direttore di produzione. Saper affiatare questi collaboratori vitali sarà un merito speciale, ottenere che tra loro vi sia una vera e propria collaborazione non soltanto a parole, ma anche a fatti sarà una grande vittoria.
Quante volte mi è successo di dover fare da paciere fra l'uno e l'altro di questi artisti, e sedare un contrasto che avrebbe potuto mettere in serio pericolo la lavorazione.