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Loris osservava estatico. Tra quella gente v’erano fanciulli e vecchi, donne dai capelli bianchi spioventi sulle faccie grinzose, e giovinette dal viso fresco di primavera, che parevano impallidite per una dolorosa emozione. Tutti gli accappatoi erano uguali, tutte le teste e i piedi nudi; un tappeto bruno sul pavimento imitava la terra. Molte lampade dorate, sospese a cordoni bianchi, penzolavano dalla vôlta, spandendo colle incerte fiammelle una luce misteriosa; dinnanzi alla tinozza, coperto di un drappo nero, saliva per tre gradini una specie di trono, agli angoli del quale ardevano quattro alti candelabri. E il circolo girava sempre lentamente, mormorando, strisciando sul tappeto i lunghi accappatoi; si sentiva già lo sforzo di qualche respiro, alcuni si portavano le mani al collo come per sottrarsi allo spasimo di una soffocazione. Poi si fermarono, e una voce declamò questo versetto:

«E accadrà negli ultimi giorni, dice il Signore, che spanderò il mio spirito in ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni.»

Il circolo ricominciò a girare, prima adagio alternando ritmicamente i piedi e scuotendo le teste, poi crescendo a grado a grado di velocità. Era la danza sacra dei dervischi, la ronda stordente, che prelude alla frenesia della rivelazione. Cominciavano i rantoli e le grida. Quindi d’un