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tratto il circolo si spezzò; gli uomini scaraventarono lungi le donne per restringersi in un cerchio più piccolo e più rapido, ma esse si riattaccarono fra loro a grandi urla, e si scagliarono in una ridda inversa circuendoli. Allora la visione s’intorbidò; non si distinsero più che due pareti bianche, formate dagli accappatoi, sui quali ondeggiavano penzoloni le teste coi capelli svolazzanti, due pareti circolari, aggirantisi come sopra un perno segreto, rapite da una bufera insensibile. Non si poteva sorprendere una fisonomia, afferrare una forma, nel volo di quel bianco abbacinante. Loris ne risenti l’impressione angosciosa.
Essi giravano sempre più rapidi, trasportati dal reciproco impulso, nell’impossibilità di arrestarsi. Si udiva il fischio rantoloso del loro respiro, s’indovinavano nei tremiti di una impossibile caduta gli spasimi di un deliquio, che l’energia dei più forti ritardava.
Loris si tolse da quel vetro per ritornare nel buio dell’andito. Una collera profonda ruggiva nel suo spirito allo spettacolo di quell’ultima degradazione della preghiera umana. Avrebbe voluto essere già fuori da quel corridoio, ma nelle tenebre non trovava più la porta, per la quale era entrato. Perchè dunque era venuto a questa suprema imbecillità religiosa? Attraverso l’assito gli giungeva ancora il rumore turbinoso della danza come un sordo murmure di acqua, che s’inabissi