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— Meno di voi, principessa, che vi credete ancora tanto amata che vi si rubi per possedervi, ribattè Loris con gelida ironia.

Tatiana vacillò, non comprendeva più.

Egli parve contemplarla con ammirazione. Infatti così vestita, con quell’amazzone che le guantava mirabilmente il busto, un grande mazzo di capelli biondi rialzato sulla nuca sotto il cappellino, cui le ammaccature sembravano dare un’aria biricchina, pareva anche più bella. Il velo bianco le era caduto sul ventre come una falda di neve.

— Eppure, seguitò Loris lentamente, siete diventata più bella. Ti piace, Topine?

— Vieni qui, esclamò improvvisamente.

Topine gli si accostò.

— Ti piace? Guardala bene, è una principessa.

Topine aveva sbarrato gli occhi, e guatava estatico quell’incantevole figura di giovanetta tremante, col seno che le palpitava perdutamente. Ma guardandola un luccichìo gli si accendeva negli occhi bianchi, poi sbirciava il padrone come un cane.

— E bella, non è vero? Nella tua miseria non ne hai avuto mai un’altra come questa. Solo le donne dei signori sono così belle, ma sono anche più vili delle altre donne. Sono capaci di far frustare un povero che le ami, e di riderne.

Tatiana fremè; avrebbe voluto rispondere, ma un terrore inesplicabile la dominava. Le sue labbra tremavano, chiuse gli occhi. Loris attese che li riaprisse.