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Ma al contatto di quel corpo Topine si sentiva infiammare. Un calore spasmodico gli serpeggiava nelle vene e sulla pelle, facendogli come scottare i cenci che la coprivano. Era diventato scarlatto, cogli occhi bianchi pieni di sangue, la bocca aperta famelicamente; una riga di marcia gli colava adagio per la barba. Egli contemplava Tatiana, quasi svenuta sotto la sua mano, sentendo col ginocchio il palpito molle del suo ventre.

Un urlo sordo sfuggì al petto di Topine, che ritirò vivamente la mano dal collo di Tatiana per portarsela sotto la casacca. A quell’atto Loris si sentì come uno schiaffo sul volto. Ma fu un attimo. La mano di Topine era già scomparsa sotto le gonnelle di Tatiana, raspando ferocemente. Ella tentò ancora di sollevarsi, ma Topine più rapido le entrò tutto fra le ginocchia slargandole, e le traboccò sul collo.

La lotta ricominciò più atroce e più pazza. Ella si divincolava cercando di sfuggire sul fieno, egli le aveva messo un gomito sul collo e la soffocava tenendole sempre la mano sotto le sottane, oscillando alle scosse, che ella gli imprimeva, e perdendo spesso l’equilibrio.

Rantolavano. Il cappellino di Tatiana rotolò sul fieno e cadde dall’altro lato con suono sordo; ella si volse macchinalmente a guardarlo. Topine ne profittò per spingersi oltre, ritirando un istante la mano e ricacciandogliela subito dopo sotto il ventre.