quartieri più bassi della città. Alcuni erano alloggiati
presso famiglie di artigiani o di piccoli mercanti, cui davano la magra
pensione in cambio di più magri alimenti; altri s’ammassavano in case
grandi come falansteri, uomini e donne in una promiscuità di miseria,
nella quale i sogni politici ed amorosi nascevano colla stessa facilità.
Pochi erano davvero nichilisti, allora che dopo il piccolo congresso di
Lipetsk i terroristi avevano cominciato quel terribile duello a colpi di
attentati e di patiboli. I più sguazzavano ancora nel radicalismo
negativo, senza originalità di pensiero o di passione, che aveva
ispirato gli eroi da romanzo a Tchernicewski a Tourgnenief e a Pisemski.
Nemmeno lo scoppio della Comune di Parigi era bastato a dare un
indirizzo più pratico alla logica del loro malessere coll’esempio della
guerra civile. Gli ebrei, per l’indole dello spirito assolutista e una
più dolorosa persecuzione nelle parti più delicate della vita, meglio
atti a fornire un contingente rivoluzionario, erano presso che esclusi
dalle università, e non potevano soggiornare nelle capitali senza
diploma professionista o permesso speciale della polizia. Fra la
studentesca e le alte classi nessun rapposto amichevole: gli studenti
formavano una corporazione più spregiata che temuta, ora che il governo
aggravava sovr’essi la mano. Poi la mendicità toglieva ogni poesia alle
loro aspirazioni liberali, giacchè che appena fuori della scuola si
sarebbero venduti al più misera-