Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/158

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chiedere la sua mano, ma il suo amore era arrivato a tanto, che non si sentiva più la forza di seguitare quelle visite; non potendo essere amato voleva almeno evitare di essere ridicolo. Lo zio diceva tutto questo lentamente, come giudicando egli stesso il caso troppo assurdo. Tatiana rimase pensierosa. Quella sera, quando venne il principe, ella fu più grave con lui; egli parve diventare più timido. Lo zio si lagnava.

— E il principio della fine, rispose al principe Vladimiro: sono come gli dei della vecchia Russia, me ne vado.

Questa parola sconsolata gelò la camera.

Infatti non era possibile farsi molte illusioni. Il vecchio tossiva e dimagrava a vista d’occhio; l’infiammazione dai bronchi era scesa ai polmoni allargandosi alla pleura. Il respiro gli diventava tratto tratto difficile.

Dopo altri discorsi insignificanti egli disse improvvisamente con voce stentata:

— Vladimiro Gregorevich, quando sarò morto, tu sarai il protettore di mia nipote in questo mondo di banditi eleganti, che sono peggiori degli altri.

— Mio buon amico, questa sera tu hai più malinconia che spirito. Signorina, dite dunque a vostro zio che domandare certi favori a vecchi amici, e la voce gli tremava guardando Tatiana, è quasi un supporli incapaci di farli.

— Tatiana resterà sola; non si può star soli.