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dulità; il principe raccontava la seduta in casa Karaguine, mettendo in burla quegli esperimenti, e la nuova società psicologica fondata a Londra. I suoi motti di spirito esprimevano idee di una mirabile giustezza. Quella sera passò più gaiamente. Loris, alleggerito di un gran peso, dopo quella notizia si mostrava più amabile; Tatiana sfavillava accettando la corte del marito così trasfigurato da tale fortuna, che l’altro stentava a riconoscere in lui il vecchio congiurato.

Poi Loris si ritirò per primo.

Tatiana, leggendogli nello sguardo, ebbe un sorriso di trionfo.

Appena nella propria camera, della quale non chiudeva mai l’uscio, Loris si mise a letto. Oramai la sua risoluzione era presa; fra due giorni partirebbe, poichè restando in quella casa sentiva diminuire le proprie forze. Adesso Tatiana l’amava più che egli non l’avesse amata un giorno, ma colla pretesa inevitabile di una rivincita pari all’atrocità della tragedia patita; mentre Loris, quasi pentito di quella vendetta, pensava involontariamente che avrebbe ancora avuto tempo di riprendere Tatiana, e di possederla. Forse così avrebbe esaurito in sè stesso l’amore come tutti gli altri uomini, accettando e soggiogando la natura invece di respingerla. Ma oramai era tardi! Un amore, in quel momento, sarebbe stato l’abbandono di ogni disegno, l’abdicazione di tutti i propositi, che lo avevano condotto dal furto dell’ecarté all’o-