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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/230

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dipingendolo dalla finestra della propria camera, chiusa per non prendere freddo. Evidentemente era stata una fanciullaggine, ma al principe sembrava di ringiovanire in quegli scherzi con Tatiana.

— Venite anche voi, signor Loris; forse v’intendete d’arte meno del principe, e mi difenderete dalle sue critiche.

Prese il suo braccio, conducendolo nel proprio appartamento. In quella luce degradante della sera passavano di camera in camera talora avvolti nell’ombra di un cortinaggio più denso; Tatiana, sospesa al braccio di Loris, gli sfiorava col seno il gomito; egli la stringeva furiosamente sino a farle male, camminando a testa alta.

Quando furono nella camera alta e vasta, la luce vi era già così scarsa che non si sarebbe potuto esaminare l’acquerello, posto sopra un piccolo telaio da ricamo. Tatiana si sciolse ridendo dal braccio di Loris e, mentre il principe cercava sulla parete un bottone del campanello elettrico per chiamare un servo ad accendere i lumi:

— No, gli disse, accendo io; e vispa, leggera, corse al letto, che si vedeva largo e bassissimo biancheggiare sul tappeto scuro. Quindi tornò subito con una candela rosea e trasparente entro una piccola bugia d’oro. A quella fiamma apparve la stanza molle ed elegantissima, coi mobili biancastri di acero, sui quali il tremolio della luce accendeva improvvise iridescenze di madreperla. Il letto nascosto