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— Loris.... Loris....
— Ti pentiresti, seguitò fissandola duramente, se il tuo amore mi avesse spezzato?
— Ti compenserò di tutto, ella esclamò abbandonandosi al suo collo fra i singhiozzi.
— Portami con te, Loris, lasciami venire: sarò quello che vorrai. Mi lasci venire? gridò improvvisamente fra le lagrime con un riso, che parve un’iride. Tu non vorresti amarmi, eppure mi ami perchè sei buono. Dopo tutto quello che mi hai fatto soffrire, non mi puoi abbandonare; da parte tua sarebbe vile.
E febbricitante se lo strinse fra le braccia infiammandolo, sciogliendo quella tragica preoccupazione, che lo assiderava così crudelmente al di dentro. A poco a poco egli cedette. L’odore di fieno vaporante dai capelli di Tatiana, gli passava sui volto coi raggi cilestri dei suoi occhi, nei quali pareva tralucere il cielo come in un trionfo della primavera, quando la prima sensazione giovanile del mondo rinnovato domina tutti gli esseri.
— Tu lo vuoi?
— Voglio venire con te.
— No, disse, è impossibile.
Tatiana gli si sdraiò ai piedi.
— Non mi amerai, ma ti amerò, sarò la tua serva. Una donna dovrai pure averla.
Ma Loris non vacillava più; la rialzò e, stringendole le mani, stava per salutarla. Ella gli chiuse la bocca con una palma.