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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/99

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ricamate d’oro, e senza far motto, le pose innanzi sul tappeto il sacchetto.

Ma ella esaminava Loris, rimasto ritto col berretto spelacchiato sulla testa; in quella camera, così stracciato ed altero, pareva anche più bello.

— Chi è il tuo compagno? chiese a Topine, percuotendogli con una pantofola la fronte per farlo alzare; ma egli rimase nullameno bocconi.

— Il mio salvatore: senza di lui mi avrebbero ucciso e rubato il sacchetto.

Ella pareva perplessa; la sua fisonomia diventò terribilmente severa. Tornò a guardare Loris, poi riabbassando su Topine un’occhiata d’un disprezzo infinito si torse verso l’uscio, donde era entrata.

Allora Loris s’avanzò.

— Grazie! mormorò Topine con voce soffocata.

— Alzati, Topine, gli disse Loris: la commedia è più breve di quanto supponevo. Per sdebitarti della vita, che mi devi, bai creduto nella tua semplicità di farmi conoscere una Boghiniia! L’ho vista, è abbastanza bella per fare da madre di Dio.

E il suo accento aveva una ironia così signorile, che la donna si voltò.

— Perchè, fu pronto Loris a seguitare, componendosi nell’eleganza di un gentiluomo, non potrei io stesso quantunque così vestito essere un personaggio come voi? Se il mio presentatore, aggiunse con fine sorriso, non mi ha presentato, la colpa è ancora più mia che sua, giacchè non gli ho ancora detto il mio nome. Ma nemmeno vi chiederò il vostro. Chiunque io mi sia....