Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/128

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— Siamo dunque a rapporto col generale? gridò Ossinskj, cui l’imperiosità di quell’accento offendeva malgrado il primo imbambolimento dell’ebbrezza.

— Non vi è generale dove è impossibile riunire soldati. Voi Ogareff, tu Kriloff, avete esposto tutto il disegno?

Kriloff si alzò per venirgli incontro: non sembrava aver troppo bevuto, eppure barcollava. Ogareff si manteneva in atteggiamento rispettoso.

— Non nascondeste nulla?

— No, risposero simultaneamente.

— Sapevo che avrebbero ricusato.

E fece un passo addietro. Olga lo guardava incantata, Fedor era ricaduto colla testa fra le mani dopo lanciato quel frizzo: Slotkin col viso troppo rosso mormorava fra i denti frasi inintelligibili, Kepskj ancora eccitato dalla violenta discussione con Fedor, che per passionata abitudine di contradizione aveva difeso teoricamente il disegno di Loris, guardava verso la porta al gruppo di Ogareff, di Kriloff e di Loris con un fremito d’impazienza.

Ogareff, persuaso che Loris volesse già ritirarsi, lo invitò colla sua elegante disinvoltura ad appressarsi alla tavola per bere un bicchiere di champagne.

Loris si avanzò: non si leggeva nessuna emozione sulla sua faccia; la sua fronte alta e ripida non aveva una ruga, ma stava troppo eretta, quasi