Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/193

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domani sera: Loris aveva già comprato un palchetto al secondo ordine. Non discussero.

Loris, mostrando a Lemm la lunga sottilissima subbia nel trapano, disse che bisognava provarla tosto forando il muro e la doccia del balcone: non dubitava della tempra dello strumento, ma temeva, deviando, di non incontrare la doccia sulla convessità della quale il più piccolo scarto avrebbe impedito il foro. Aperse quindi la finestra del balcone per riconfrontare, colla maggiore esattezza, le misure dall’interno e dall’esterno, e fissare il punto giusto; ma quando gli parve di averlo trovato, siccome bisognava forare all’altezza del pavimento, s’accorse che era impossibile manovrare il trapano. La rotazione della sua maniglia urtava nel pavimento.

Loris s’inasprì seco stesso; Lemm invece sembrava sorridere tacitamente come di un primo trionfo delle proprie critiche. Loris svitò la subbia, nascose il trapano nell’ampia tasca interna del pastrano, e se ne andò dicendo ad Olga:

— Siete libera d’uscire; non tornerò che a due ore di notte.

— Cominciamo male, mormorò Lemm con maligna intenzione, appena furono soli. Non ci voleva molto a capire, che un trapano così costrutto non poteva girare a fior di terra.

— Perchè dunque non l’avete osservato subito?

— Vi dispiace che io constati un suo errore? Spingereste molto oltre la devozione, che avete per lui!