Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/206

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Allora la rivolta tornava a bollire nel suo cuore. Tutta quella gente allevata nel piacere erano i nemici dei lavoratori, giacchè non faceva nessuna delle cose più necessarie alla vita; che importava dunque la loro presenza nel mondo? Loris, più bello e più elegante di loro, li odiava. Olga non aveva ancora visto in quella sala chi lo pareggiasse: ma Loris non amava. Il pallore della sua faccia era freddo come quel bianco marmoreo della sala, mentre la sua parola aveva la luce abbacinante di tutti quei lampadari dorati, che incendiavano l’aria. Olga cominciava ad aver caldo, il volto le si colorava.

Un’idea la fece trasalire. Se la polizia insospettita di lei, sola, così seminascosta nell’ombra del palchetto, fosse entrata per arrestarla, ora che Loris era fuori al sicuro? Loris salvo, ella sarebbe morta per lui, terribilmente bella nella gloria di quell’attentato non riuscito, e nel silenzio sui propri complici, su lui, che la vendicherebbe. Si mise in quest’idea, l’ingrandì, la sminuzzò nei più inverosimili particolari, palpitandovi come dentro una scena vera. Nel teatro grande il chiaccherìo della gente s’intendeva appena; il caldo aumentava.

Erano le nove; alle dieci e mezzo tutto sarebbe finito, ella sarebbe sola nel buio con lui.

Loris e Lemm rientrarono recando il resto. Ella tornò subito al parapetto, come per nasconderli col proprio corpo, mentre rapidamente celavano