Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/215

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— Accavallatemi, le disse Loris, che si era già sdraiato sul tappeto.

Nullameno, Olga s’indolenzì egualmente presto le reni. Era la parte più difficile del lavoro; non incontrando la doccia col primo foro, bisognerebbe tentarne un secondo, ma allora l’intonacatura del muro interno ne conserverebbe indubbiamente qualche traccia. Olga si sentiva ridicola, tenendo così Loris sdraiato fra le proprie gambe; lo intendeva soffiare ogni tanto nel foro per cacciarne la polvere, mentre la manivella poco oliata metteva sottili stridori come di sega. Egli ansava faticosamente. Ogni qualvolta la mano inesperta lo tradiva, dandogli l’improvvisa spasmodica paura di una deviazione, tutto il suo corpo sussultava. Olga ne rimaneva tremante come se quello spasimo le si fosse comunicato, e le mani le si allentavano sul muro, lasciando scivolare le falde delle pelliccie. Ah! un filo di luce, che fosse passato per la finestra, bastava ad avvertire le guardie della piazza.

Eppure, malgrado questo terrore, dal corpo di Loris le veniva un’altra sensazione voluttuosa, un desiderio inebbriante di essere stesa con lui sotto le pelliccie, abbracciati in una stretta di amore.

Loris si arrestò, raddrizzandosi così bruscamente, che Olga ne traballò.

— Non ne posso più, disse soffiando.

Olga non lo vedeva.