Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/231

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della rivoluzione. Adesso si persuadeva che un simile attentato non poteva riuscire.

Quando guardò l’orologio erano le sette; il concerto era rimandato.

Olga rantolava lievemente.

Cominciò la notte. Nell’aria, sempre più fredda, l’ombra e il silenzio diventavano così profondi, che il pensiero non poteva più interrogarli. D’altronde a che pro? Tutto s’acqueta nel silenzio e nell’ombra; la vita è appena un tremito della superficie, sotto la quale l’ombra e il silenzio custodiscono i segreti dell’infinito. Le generazioni, passate nella storia, adesso erano inutili come i viventi, che vi tramonterebbero; la felicità da lui voluta per le generazioni future sarebbe stata la suprema delle ingiustizie per le generazioni morte.

Il suo disegno si discioglieva nella tenebra come un fumo.

Olga gli dormiva vicino, forse precipitata anch’essa in un letargo fuori di sè medesima. Si ricordò le Tre Morti di Tolstoi, e sentì che la più grande era la più semplice, quella dell’albero; rientrare insensibilmente nella terra, dalla quale si è usciti. La gola gli bruciava. Aveva le labbra secche, la pelle arsiccia malgrado la rapidità improvvisa di piccoli sudori, che gliela bagnavano gelandola. Era la fame colle sue smanie nervose e l’esaltamento della fantasia.

La sua volontà si raddrizzò ancora; bisognava