Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/57

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sogna esser sicuri di non sbagliare il colpo, altrimenti si rende spregevole la propria idea e simpatico il tiranno, che si doveva uccidere. Rodion ha meritato la morte: lo Czar non avrebbe che a graziarlo, perchè il ridicolo lo costringesse a suicidarsi. Noi andremo ad assistere alla sua esecuzione nel campo di Smolensko; è necessario che nessuno per ora ci sospetti. Un’impiccagione, esaminata a sangue freddo, basterà a guarire quanto rimane in voi del vecchio romanticismo nichilista.

Kriloff, che meglio di ogni altro, conosceva Loris, lo guardò stupefatto di ammirazione: Ogareff ed Ossinskj si consultarono con uno sguardo, Lemm come affascinato fece un passo verso di lui.

Egli pareva già intimo loro e, per lungo unanime accordo, maggiore di loro.

Fedor smarrito spiò nel volto di Olga: non osava rispondere.

Allora Kriloff, piegandosi sulla cassa aperta del violoncello, ne trasse molte copie di uno stesso libro, che depose sulla tavola. Era l’ultima opera — Paroles d’un révoltè — del principe Krapotkine, stampata a Parigi e introdotta in Russia chi sa con quali rischi.

Loris gettò un’occhiata sopra un volume.

— Ancora un libro, disse lentamente: il loro tempo è passato come quello dei regicidii; le rivoluzioni non si fanno con mezzi così piccoli. Rodion, come Solovieff, trascorse la notte prima dell’attentato in un postribolo: i tiratori svizzeri