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dichiararmi perfettamente d’accordo col tuo inizio e d’altra parte non ti avevo già detto che lavoro con la sinistra? (28).
Potrei finire qui, ma a proposito di certezze mi rimane un dubbio: "ogni opera nega qualsiasi teoria (anche questa lettera. nel suo piccolo, se vuole esserlo). Pensi così e così e poi
scatto, sono dentro e scatto, niente di più netto e preciso di questi limiti. Sul limite ci sei.
Freschezza: impossibilità di sapere come, se. Qualcosa che non volevi è lì, bene." (256).
"Allora, gioia per esserci, gioia del quadro, di quella breve griglia... senza paura del poco.
Se gioia c’è stata il segno esulta la sua presenza" (267). Sua, del segno naturalmente.
Franz è Odradek, per un attimo.
A te segnalare, amperometro.

Federico
Milano, 9 dicembre 1990



Caro Federico,


il fatto che abbia centrato qualcosa ti mette sulle difensive? Perché questo cruccio di sopravvivere, questo desiderio di spiegarsi, questa esibizione di tagliatelle? Certo lo prendo come un invito a cena, visto che - d'accordo, ancora d'accordo! - questa paura ci salva dalle partite a scacchi, sì. Certo Odradek sta dopo il "messaggio dell'imperatore", quello proprio per te anche se è impossibile che arrivi a destinazione, ed ha dopo di sè quegli "undici figli" che anche tu mi spiattelli citandoti (e proprio undici volte, ci credi? Nove tagliatelle, un Ipso Facto e un titolo. Davvero il caso non esiste, se non vuoi!! E del resto, ricorderai, nella tua lettera, interamente battuta a macchina, non hai aggiunto a mano la frase: i numeri ti aiutanno?). Bene, ma così mi metti comunque di fronte a tanto da temere un'indigestione, o di cadere io stesso in pasto al discorso.
Ma, insomma, "naturalmente nessuno si darebbe la pena di studiare la questione, se non esistesse davvero un essere che si chiama Odradek". E allora cominciamo pure, ma di nuovo dall'inizio. E numeriamo. (Anzi, estraiamo i numeri, come a tombola, gioco, a proposito, che ti chiede se il tuo numero, come per caso, corrisponde con quello estratto).

"Cinque… dieci… venti… trenta…/Trentasei… quarantatre…"/"Ora sì ch'io son contenta;/Sembra fatto inver per me".
Il qui, dunque. E il non sapere.
Lo ripeto, mi piace come li usi, come li hai usati, scrivendo anche qui, ora, in questa risposta ancor prima di introdurre il qui, e il non sapere dentro una frase dal senso plurimo e contenente ben tre negazioni - non posso-rinunciare-non sapere - incorniciate da due affermazioni - ecco - si può - e con un rimando tra non è detto che si possa-non posso-si può, dove appunto si gioca dunque una risposta.
Anch'io dunque condivido questo non sapere e questo ogni opera (sapere) nega qualsiasi teoria, in questa maniera: partire dal non sapere, non dal sapere; questo mi trova completamente d'accordo. Bella duplicità, lasciami chiudere così, che può dire: sapere di non sapere e non sapere di sapere, nel duplice senso di ognuna delle due espressioni.


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