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ti”1. Col che siamo ancora in pieno Cinquecento, come in piena letteratura parenetica e cortigianesca2, siamo stati durante la lettura del Prencipe di Valachia, se pure il Capitolo di Pietro Cercel tenga più del freddo gesuitesimo secentesco, che dell’elegante scetticismo della Rinascita.

ε) Petru Cercel nella storia.

Ma sarà tempo di vedere, al lume delle moderne ricerche, (iniziate dall’Esarcu, proseguite e condotte a termine dall’infaticabile Iorga), chi fosse codesto Prencipe di Valacchia che il Pugiella si apprestava a servire, e del quale abbiamo testè ascoltato dal Guazzo il panegirico.

Era — ci fa sapere il Iorga3 — „figliuolo del buono e mite Pătrașcu-cel-Bun, che regnò in Valacchia dal febbraio 1554 al decembre 1577. Nel 1579 lo troviamo alla corte di Enrico III di Francia, coll’aiuto del quale si disponeva a recarsi in Turchia per entrare in possesso dell’eredità paterna. Si trovava a Venezia nel marzo del 1581, quando lo vediamo in udienza dal doge, prima d’imbarcarsi per Ragusa. Bel giovane, parlava correntemente francese e italiano 44. 4; componeva con disinvoltura i „con-

  1. Op. cit., p. 27.
  2. Non sarà inutile riprodurre qui in nota l’esordio umanistico di una lettera di Petru Cercel ad Alfonso II di Ferrara per chiedergli una raccomandazione per il re di Francia e Caterina dei Medici: „Se i marinari, perdendo le loro (sic) navi se ne condogiiono con marinari, i mercanti con mercanti: il simile infra humil plebe e genti di bassa conditione se ne ne consigliano ne i lor casi insieme, così in aversità, come in prosperità, piglio dunque esempio di lor; di poi che infra tanti santi principi, rè, imperatori et potentissimi monarchi preteriti, presenti, e futuri, tocca hoggi la sorte a me di truovarmi in disgratia della fortuna, non posso altro fare se non giacere sotto la sua empia rota, fino a tanto che il mio Creatore farà la sua divina volontà con esso meco, si come io debbo et non manco di credere che la sua bontà divina debbe aver noticia di me, di poi che gli piace haverme in tale stato, so che io debbo in lui solo me consolare et confortare“. — La lettera, datata da Parigi, 16 Decembre 1579, si trova a Modena (Arch. Est. busta Oriente) in doppio esemplare. È stata publicata in Hurmuzaki, op. cit., XI, 98.
  3. Op. cit., loc. cit.
  4. „Tutta la sua fanciullezza e buona parte della gioventù la passò in esilio: da Costantinopoli fu mandato a Rodi, di qui a Trapezunte, quindi a Cipro e a Damasco. Questa sua dimora in regioni di civiltà molto progredita per essere state molto tempo sotto la dominazione italiana, ed in special modo