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maestri di lingua dei beizadè1 e sbrigatori di corrispondenza internazionale; ma come consiglieri di eleganze e cerimonieri nelle feste. Ci spieghiamo così come più tardi un altro di questi trattatisti, il Loredano, trovasse gli animi talmente preparati, da far pensare ad un boiardo moldavo (Vasile Vârnav), che una sua traduzione dal greco degli Scherzi di fantasia sarebbe riuscita bene accetta a’ suoi conterranei, già educati al gusto raffinato della cortigiania italiana2.

Di altri pretendenti che ebbero relazioni diverse colle Signorie italiane del sec. XVI, crediamo inutile parlare. Registreremo solo i nomi di Despot Voda3, (1561—63), Giovan Giorgio Heraclio, Giovanni Bogdan (1588), Gasparo Graziani (1619), italiano d’animo e di cultura se non di sangue 4, e passeremo a parlar di Padova, la cui celebre università esercitava ancora nel secolo XVIII una considerevole forza d’attrazione sui popoli abitanti l’oriente d’Europa.

  1. Tra i „cavaglieri italiani”, dei quali ci parla il Iorga, Breve Storia, p. 94, citeremo il nome d’un nobile genovese, Francesco Sivori, segretario di Petru Cercel, a nome del quale lo vediamo scriver lettere al nunzio apostolico Annibale da Capua (Hurmuzaki, III, I, 106-07), un Signor Franco, del quale (cfr. Hurmuzaki, XI, 828) non sappiamo se non che l’8 di ottobre dell’anno 1584 era ospitato per conto di Cercel in Brașov „mitt vielcm Gesindt, mitt villenn Personen”, e forse un Simone Massa, che il Iorga ritiene uno degli autori del Chronicon Fuchsio-Lupinum-Oltardinum. (Hurm., XI, 828 n. 2).
  2. Non vale obiettare che il Vârnav fosse moldavo. Le relazioni fra i due principati eran frequentissime e spesso l’una corte di sforzava d’emulare gli splendori dell’altra. Alla corte di Bucarest, i „cavaglieli” italiani del Cercel lasciaron certo un’orma del loro passaggio. Lo argomentiamo dalle relazioni artistiche, che i successori antennero coll’Italia e delle quali abbiamo già avuto occasione di parlare. Tali relazioni, promosse da Petru Cercel, continuate da’ suoi successori immediati: Mihnea II (1585—1591) ed Alexandru-cel-Rău (1592—1593), raggiungeranno nel secolo successivo l’epoca del loro massimo splendore sotto il regno di Constantin Brâncoveanu (1688—1714).
  3. Cfr. N. Iorga, Nouveaux matèriaux pour servir à l’histoire de Jacques Basilikos l’Hèraclide du le Despole de Moldavie, Bucarest, 1900.
  4. Pare infatti che fosse un morlacco.