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essa è dovuto all’influenza della poesia neo-ellenica e neo-anacreontica del Christopoulos1 e de’ suoi imitatori, e quanto invece alla poesia neo-classica francese del secolo XVIII, o all’Arcadia italiana. Di più le poesie dei Văcărești si trovano, nella maggior parte dei manoscritti2 che le contengono, confuse insieme in tal modo, che non è davvero impresa da pigliare a gabbo l’assodar quali siano quelle che appartengono all’uno piuttosto che all’altro. Certo tutti e tre risentirono assai l’influenza della poesia neo-anacrenotica del Christopoulos3 (Iancu anche quella del Florian e del Voltaire); ma tutti conobbero il Metastasio e Iancu ne subì anzi profondamente l’influsso. Nella società rumena del secolo XVIII, tanto simile per tanti rispetti a quella



    tempo, fatica piacevole d’uomini soddisfatti di sè stessi e del mondo, e giuochi fortunati; il poeta ci si presenta nell’atto di „dar l’esempio ai contadini” della sua „vigna” o del suo „podere”, di tendere insidie agli uccelli — senz’alcun dubbio vispi cardellini e cincie d’oro — con „reti allettatrici” o di seminar crudelmente la morte tra gli animali selvatici con le „fulminee canne”... „Eravamo sicuri che anche quest’altro poeta della famiglia dei Văcărești, imitatore anche lui dei saltellanti versi italiani e francesi, ci avrebbe parlato della „cetra sua fatata”, della „corda” che gli si spezza, delle „Muse sue padrone” e avrebbe scomodato anche Sua Maestà Apollo in persona:

    fra i cantori il più sublime!”].

  1. Athanasios Christopoulos, poeta e filologo greco, nato nel maggio 1772 a Castoria in Macedonia, morto in Rumania il 29 gennaio 1847, era figlio d’un papas e fece i suoi studi a Bucarest, Budapest (dove studiò medicina) e più tardi a Padova (...εἰς τὴν τότε φημισμένην τοῦ Παταβίου Ἀκαδημίαν), dove seguì i corsi di legge. Tornato in Valacchia, fu precettore dei figli del Voda Alessandro Moruzi e giudice, prima a Iași, poi a Bucarest, e, in tal qualità, incaricato di redigere un nuovo codice. Gli si deve una grammatica del greco moderno stampata a Vienna il 1804, uno studio sulle diverse forme di governo (Πολιτικά παράλληλα) stampato ad Atene il 1883 e numerosi scritti di filologia greca, che furon però pubblicati solo dopo la sua morte (Ἐλληνικὰ ἀρχαιολογήματα, Atene, 1853), preceduti da una biografia, cui attingiamo queste notizie. Ma fu soprattutto poeta, e, malgrado abbia composto anche diversi drammi e una tragedia (Achille), che poi, tradotta in rumeno, fu scambiata per l’Achille in Sciro del Metastasio, non si acquistò fama, che grazie alle sue Anacreontiche (Parigi, 1841 e 1864). Tradusse anche l’Iliade e le poesie di Saffo in versi neoellenici.
  2. No. 21, 287 e 421 della Biblioteca dell’Accademia Rumena. Quest’ultimo ms. è scritto da Niculae Văcărescu e rappresenta un primo tentativo di distinzione critica.
  3. Scrissero infatti anche in greco.