Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/234

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tali, nello stesso tempo, da non dar dubitare della sincerità di chi le scriveva, ci mostran chiaramente il Văcărescu sotto l’impressione di quella morte avvenuta di recente e che, come abbiam detto, aveva commosso il mondo, rinfocolando entusiasmi che, lentamente, col mutar degli eventi e delle condizioni politiche e sociali dell’Europa, s’erano venuti, negli ultimi tempi, di giorno in giorno raffreddando. Gli anni più belli per la fama del Metastasio in Rumania, vanno perciò dalla morte di lui (1782) a quella del Văcărescu, avvenuta prima dello spuntar del nuovo secolo (1799), e a questo periodo vanno assegnate le traduzioni, che Alexandru Beldiman1 e Iordache Slătineanu2 fecero rispettivamente a Iassy e a Sibiiu (il 1784 e il 1798) della Clemenza di Tito e dell’Achille in Sciro.

Verso il principio dell’ottocento comincia dunque la decadenta di quell’effimera voga, che il più internazionale — sarei per dire — dei poeti italiani, si ebbe, grazie soprattutto alla simpatia che per lui nutrì il Văcărescu, ne’ due Principati di Valacchia e di Moldavia. Intorno al 1818-20 sappiamo— è vero— che Ioan Budai-Deleanu aveva incominciato a tradurre l’Attilio Regolo e che Ștefan Crișan (Körösi), morto certamente prima del 1820, aveva „molto tradotto” dalle opere del Metastasio; ma la traduzione del Regolo di Budai-Deleanu non andò oltre le prime scene e di quelle del Crișan nulla sappiamo all’infuori della magra notizia, che ne ha lasciato Vasile Popp3 nella sua pre-



    podobitu acestu Poetă cu poezia italiănească, ci au împodobitù poezia italienească, cu duhul si cu condeul său”]. Cfr. Observații | sau | băgări de seamă, asupra reguleloru | Gramaticii rumânești | adunate și alcătuite dă dumnealui | Iannache Văcărescul | cel dă acum dicheofulacs a bisericii cei mari a | răsărituluì, | și mare Vistieru a Principatulul Valachiel | Tipărită acum întru al doilea rându | in Vienna Austriei | la | Iosefu noblu de Burgeș | împărătescul și Crăescul al Burgieì Tipografii și bibliopolu || 1787, pp. 167-68.

  1. Cfr. G. I. Ionnescu-Gion, nei già citati Portrete istorice, p. 10.
  2. Cfr. la Bibliographia românească veche di I. Bianu e Nerva Hodoș, București, Socec, 1909, tomo II, sotto il n. 611 e quanto avremo occasione di dirne anthe nello studio seguente: Per la fortuna del teatro alferiano in Rumania, in questo medesimo volume.
  3. „Că de are Ungariia un Gheorghie Montan, Transilvania se laudă cu un Theodor Corbe, un Vasilie Aron, un Ioan Bărac, un Ștefan Crișan”  1 .
    1. Acesta multe au tradus din Metastasie. Cfr. Psaltirea prorocului, s. c. l. quaderno 3, foglio 3 (a 8).