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meni; — non la ritroviamo in Muntenia (Valachia), malgrado la loro colonia di Câmpulung fosse abbastanza importante e potente fin dal secolo XVII, quando un „padrone” Andrea (il medesimo al quale Șerban-Vodă Cantacuzino, persecutor dei Cattolici, fece per ischerno tagliar la barba per punirlo d’essersi fatto per ben due volte elegger „giudice” contro la volontà del Voda) metteva in esecuzione i privilegi concessi a Câmpulung da Duca-Vodă.

Lo stesso si dica dei Bulgari, i quali, un po’ per il loro assoluto difetto di gusto artistico, un po’ per la mancanza di una classe sociale dominante, annientata dalla conquista turca, non han potuto esercitare alcuna influenza sull’arte rumena del secolo XVIII1 .

Nè alcuna influenza poteva ai tempi del Brâncoveanu esercitar Costantinopoli stessa, ormai in piena decadenza, sulle costruzioni di Potlogi e di Mogosoaia. Dal Lamottray2 che detestava assolutamente l’architettura dei palazzi turchi, al Sestini, cui, le case de’ potenti del Fanar sembravan non altro che indegne spelonche3; non c’è, nel secolo XVIII, un solo viaggiatore che parli bene dell’architettura turca di quel tempo. Che anzi neppur le antiche abitazioni bizantine4, qualcuna delle quali restava ancora in piedi a Costantinopoli, e, qua è là, nella Siria, potevano esercitare alcuna influenza sull’architettura rumena brancovenesca. Fabbricate com’erano in tutto e per tutto come le case turche odierne che ne hanno ereditato lo stile; esse erano adatte soltanto alla vita rinchiusa e misteriosa della famiglia mussulmana. I caratteristici balconi chiusi, sporgenti in fuori dalle facciate, (i famosi e romantici muscharabieh) proprii delle

  1. Cfr. C. Jirecek, Das Fürstenthum Bulgarien, Wien, 1891, p. 168.]
  2. [Voyage en Europe, Asie et Afrique, I, 208.]
  3. Il Draghiceanu allude al passo seguente del Viaggio da Costantinopoli a Bukoresti fatto l’anno 1779 (Roma, Fulgoni, 1794): „Calmatosi in quel frattempo il mare, e cessata la pioggia, seguitammo le nostra rotta fino al Fenèr, il quale si può dire essere un Borgo di Costantinopoli, mentre le case de’ primari greci sono costruite fuori delle mura della Città, con occupare lo spazio della marina del Porto: fui dunque condotto al palazzo di un tal Principe, che mi sembrava piuttosto una spelonca, tanto era in cattivo essere e mezzo rovinato, ecc. ecc.” p. 2.
  4. [Sulle case bizantine cfr. le due opere del generale L. de Beylie, L’habitation byzantine, Grenoble, Paris, 1902, e Les anciennes maisons de Constantinople, Paris, 1903; Ch. Garnier, L’habitation humaine, Paris, 1892, p. 261.]