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data la propaganda cattolica in Moldavia. Ma tali disposizioni del Bandini non andarono a genio al Voda, onde il Papa „dietro favorevoli relazioni del Principe” ordinò (1646) che i gesuiti fossero scacciati e fossero restituiti i Conventuali nell’amministrazione delle Chiese cattoliche ad essi per lo innanzi affidate. Si dette, continua il Memoriale, il caso d’una nuova invasione dei gesuiti in Moldavia (1653); „ma“ constata con non dissimulata soddisfazione il conventuale autor di quelle pagine „noi rientrammo una seconda volta nel 1677, chiamati dal Principe e dal popolo”. La data del ritorno dei Conventuali è anche quella della missione affidata a Vito Piluzio, che, essendo senza alcun dubbio a giorno del movimento religioso promosso dal Metropolita Varlaam e della propaganda che i Calvinisti facevano in Transilvania, sentì il bisogno di fissare i dommi per i fedeli cattolici di nazionalità rumena. Perciò scrisse (o tradusse) in rumeno il Catechismo cattolico e lo stampò a Roma... nella stamperia della Sacra Congregazione De Propaganda Fide.”1. Dobbiamo al prof. I. Bianu se a queste magre notizie dell’Urechie possiamo qui aggiungerne delle altre che ci permettono ricostruir almeno in parte la biografia del Piluzio. Nè solo per i documenti che lumeggiano l’attività dispiegata in Moldavia dal degno prelato è importante questo studio giovanile dell’erudito nostro collega, ma per le considerazioni importantissime che vi si rinvengono riguardo all’atteggiamento (tollerante nella maggior parte dei casi) de’ vari Principi rumeni, riguardo ai frati ed ai missionarii cattolici de’ loro stati; sull’importanza delle missioni Cattoliche in quanto fattori non trascurabili nella storia della cultura rumena, e, soprattutto, per lo specchio fedele che ci presenta dell’attività esercitata dal Piluzio negli anni della sua permanenza in Moldavia, delle condizioni del paese e dei rapporti intercedenti tra il clero cattolico, il Voda e i potentati limitrofi alla Moldavia. Dai documenti dunque pubblicati dal Bianu, risulta come il Piluzio fosse „una prima volta inviato in Moldavia intorno al 1653” e vi rimanesse per lo spazio di 10 anni, cioè fino al 1663, quando lo troviamo di nuovo al suo paese nativo di Vignanello, nominato prefetto delle missioni in Moldavia, ed alla vigilia della sua partenza alla volta di questa

  1. Urechie, op. cit., pp. 203— 204.