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dunque e al suo Katekismo, che, se non è un capolavoro di lingua e di stile rumeno, non ha neppur mai preteso di esserlo. Il caso ha voluto, che, nella estrema povertà di documenti letterari antichi, l’operetta raffazzonata in pochi giorni dal Piluzio, per mostrare a giudici, ch’egli sapeva incompetenti, la conoscenza ch’egli credeva avere della lingua valacca parlata nella diocesi della quale chiedeva il seggio archiepiscopale; fosse ritenuta come una delle più antiche e interessanti scritture letterarie rumene e compresa persino nell’antologia del Gaster.

Il che non vuol dire che Mons. Piluzio non farebbe tanto d’occhi se vivesse e potesse legger le sottili disquisizioni che i filologi non si peritan di fare sul dialetto moldavo, in cui egli, il nominato Vito Piluzio da Vignanello Minore Conventuale dell’osservanza di S. Francesco, si sarebbe presa la briga di scriverlo!

κ) Le „Conciones latinae-muldavo” del P. Silvestro d’Amelio da Foggia.

Infine sarà da ricordare un grosso volume di Conciones latinae muldavo, quibus..., in dominicis aliisque festis infra annum occurrentibus..., possunt uti Missionarii, dovuto al padre Silvestro D’Amelio da Foggia, il cui ms. si conserva nella Biblioteca dell’Accademia rumena sotto il No. 2882, e, nell’avvicendarsi del latino e del rumeno, rammenta i famosi frammenti di Valenciennes, dove allo stesso modo il latino biblico si avvicenda coll’antico francese. Ha la data del 1725; ma le prediche risalgono senza dubbio a qualche anno prima, quando il D’Amelio era ancora prefetto apostolico di Moldavia, Valacchia, Tartaria e Transilvania. Secondo la lista dei Prefetti delle Missioni di Moldavia, pubblicata del Iorga in appendice al secondo volume della sua Istoria Bisericii Românești si a vietii religioase a Românilor (Vălenii-de-Munte, 1909, p. 325), il D’Amelio avrebbe retta quella Prefettura dal 1718 al 1724, il che ci vien confermato dal nostro ms., in cui l’autore, firmandosi Muldaviae olim Prafectus, ci dà chiaramente a intendere come il 1725 non fosse ormai più in carica. A giudicar poi dalla perfetta conoscenza che in queste sue prediche mostra del rumeno, non possiamo verosimilmente ascriverne la composizione al primo anno della sua residenza in Moldavia. Probabilmente però fin dal 1719, il D’Amelio, (che, come tutti i Missionarii, non doveva ignorare almeno gli elementi