Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/28

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I preti cristiani, in questi paesi, si distinguono dagli altri indigeni dal turbante bianco che portano sul capo: non è difficile vederli girare per i campi portando messali ed immagini che offrono al primo venuto per il prezzo di qualche dollaro.

Un po’ prima di giungere ad Addi-Gherat, e molto più in questo paese, si può già ammirare un nuovo genere di architettura; si cominciano, cioè, a vedere le abitazioni a base circolare, con tetto conico di legno e paglia.

11 febbraio. — Poco dopo Addi-Gherat, la strada scompare affatto, e solo qua e là due file di pietre avvertono della direzione a prendersi. Dal bacino di Addi-Gherat, sempre costeggiando il ciglio orientale della gran catena, si passa in un altro bacino, e da questo si risale sull’altipiano. Larghi strati di arenaria, che bisogna attraversare, rendono la marcia piuttosto difficile e in alcuni punti pericolosa.

Il terreno è quasi tutto coltivato e coperto talvolta di verdura; l’acqua vi è abbondante e buona: pochissime abitazioni si offrono alla vista.

Dopo cinque ore di marcia si giunge ad una località denominata Mai-Uaiz dove è stabilita la prima stazione tra Addi-Gherat e Antalo.

12 febbraio. — Da Mai-Uaiz, procedendo per l’altipiano verso il sud, si incontra dapprima una piccola elevazione rocciosa e, superata questa, si scende poi in una vasta pianura leggerissimamente ondulata, tutta prati e campi, con rarissimi alberi e coperta da numerosi villaggi. Dopo cinque ore circa di marcia, le ondulazioni del terreno si fanno più sensibili, e si entra ben presto in un piccolo gruppo di colline, dove è situato il villaggio di Addi-Baghin e la nostra seconda stazione, dopo Addi-Gherat.

13 febbraio. — Tra Addi-Baghin e Don-Gollo continua la stessa regione collinosa; il terreno roccioso, per lo più, è coperto quasi esclusivamente da cespugli di acacie e da