Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/40

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Appena giunti, siamo visitati da un temporale con acqua fortissima e gragnuola.

27 marzo. — Lasciamo alle 9 del mattino il campo di Uöndöcc: e scendiamo la valle, costeggiando il suo versante destro e lasciando sulla nostra dritta il gruppo del monte Lalibela; dopo tre ore di marcia, ci fermiamo in una località detta Muggia e vi ci accampiamo.

28 marzo. — Eccoci finalmente nella valle del Takazze ed eccoci sulla riva sinistra del fiume al piede dell’erta salita che conduce all’altipiano di Wadela.

29 marzo. — Alle 7 del mattino lasciamo la valle del Takazze, e dopo due ore di salita giungiamo al ciglio dell’altipiano presso il campo di Santara. Ecco di nuovo i grandi bacini di pianura leggermente ondulata e perfettamente scoperta, interrotti da alture rocciose isolate.

Poco dopo il nostro arrivo, tutto il campo era in gran movimento per un meeting che doveva aver luogo la mattina stessa tra il generale in capo e uno zio materno del Principe di Lasta: ben presto infatti le alture che dominano il campo si coprivano ad un tratto di un nugolo di cavalieri abissini, e un piccolo drappello si staccava poco dopo da quella massa confusa per dirigersi alle nostre tende. Era il principe che, lasciato sulle alture il grosso del suo seguito, si rendeva all’abboccamento, accompagnato dal signor Munzinger, speditogli già come ambasciatore. Accolto dal maggiore Grant all’entrata del campo, e ricevuto cogli onori militari, fu condotto alla tenda del generale Merewether e da quest’ultimo presentato poi al generale in capo.

Mentre da una parte e dall’altra si stavano scambiando le solite proteste d’amicizia, tutti gli ufficiali si affollavano intorno ad un giovane scudiero del seguito del principe, per ammirare un elegantissimo scudo, tutto velluto, oro e pietre preziose, dal quale pendeva, a guisa di fascia, una chioma di leone pure intrecciata in oro, presente di re Teodoro al principe e ricordo di altri tempi.