Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/52

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non fu la loro sorpresa nel sentirsi dire, poche ore dopo, che erano liberi! Naturalmente non se lo fecero ripetere e scesero la sera stessa al campo inglese.

12 aprile. — La giornata del 12, giunsero al comandante in capo 1500 capi di bestiame, mandati dal Re in segno d’amicizia: ma anche questo tentativo fu respinto con isdegno.

Ridotto a tal punto, sembra che il Re abbia radunata la sua armata, e annunciato a tutti che chi non era pronto a morire con lui era libero d’andarsene. Poco più di cento risposero all’appello: tutti gli altri scesero la mattina del giorno dopo al campo inglese e, deposte le armi, furono lasciati in libertà.

13 aprile. — A mezzogiorno dello stesso 13, scadeva il tempo concesso al Re per decidersi: e sir Robert Napier, non vedendo giungere sino a quell’ora alcun messaggero di Teodoro, ordinò alle truppe di avanzarsi. Poche compagnie di fanteria inglese (45°) stese in cacciatori, e seguite a distanza dal resto della divisione formato in colonna, si avanzarono fino alla cresta che unisce le alture di Salassie e di Falla, e poterono scorgere di là pochi uomini del Re, occupati a ritirare verso Magdalà alcuni dei sette pezzi che il giorno 10 avevano fatto fuoco da Falla. Sorpresi ed assaliti, gli abissini abbandonarono immediatamente i loro cannoni e si ritirarono verso Magdalà, non senza però lasciare lungo la strada qualche morto e qualche ferito.

Il generale Staveley comandante la divisione, fece allora avanzare tutta l’artiglieria (2 batterie di montagna, 1 di racchette, 4 pezzi Armstrong da 12, e 2 mortai da 8 pollici), le fece prendere posizione sulla cresta stessa e poco sotto, e ordinò che si cominciasse il fuoco contro Magdalà. Mentre si stavano prendendo le disposizioni necessarie per l’esecuzione di un tale ordine, alcuni pochi impazienti si spinsero innanzi e voltati contro Magdalà i cannoni stessi