Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/133

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mento Musicale, con cui si pretende di mover qualunque affetto a guisa degli antichi Greci; ma chi è assuefatto alla Musica Italiana non può risentir altro vantaggio, che quello di restar attuffato in una profondissima melanconia. Se v’è qualche distinto suonator di Gusla è ascoltato con sommo silenzio, ed attenzione da’ suoi Nazionali. D’onde proviene ciò? Le loro orecchie armoniche sono talmente organizzate che, per provar il piacer della Musica, ànno duopo di que’ suoni, cui li addattò la consuetudine, che si cangiò in Natura. E che sia vero ciò, la Musica Italiana li annoja a maggior segno, in quella foggia istessa, che la Musica Morlacca annoja un’Italiano. I ciechi si procacciano il vitto andando in giro a suonar la gusla, e cantare. In tal modo non si addossano la taccia di Birboni. Essi cantano molte Canzoni anche all’improvviso, e sembra, che ciò, che la Natura tolse ai loro occhi, abbia donato al loro ingegno di poetar con somma felicità. I loro versi ànno de’ gran lampi di fuoco d’immaginazione, e fanno un gran colpo sull’anima degli ascoltanti; ma le anime de’ Morlacchi semplici, e poco arricchite d’idee raffinate ànno bisogno di piccioli urti per iscuotersi, direbbe il Fortis, poichè vide piagnere, e sospirare alcuno per qualche tratto, che in esso non risvegliava commozione alcuna. Ma dice taluno, ch’è meglio, ch’egli stia a quell’altra sua opinione attaccato, ch’è probabile, che il valore delle parole Illiriche, meglio inteso da’ Morlacchi, che da esso lui, abbia prodotto questo effetto. Le Canzoni antiche de’ Morlacchi ànno delle immagini vivissime, nè il disordine forma il principal carattere de’ loro racconti Poetici, come parve al Fortis, ed e’ s’inganna di molto, chè chi gli ascolta, o legge, convien