Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/149

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metesse ad uno contro suo genio, ella stabilisce di fuggirsene con l’altro, che più le piace, e quindi ànno origine i ratti, e forse ne’ tempi rimoti i duelli de’ pretendenti, quali s’erano Conti, o Bani facevano nascere anche una zuffa tra i loro seguaci di corte, quando fosse vero ciò, che leggesi nelle canzoni, da non molto tempo compilate del Padre F. Andrea Cadcibc Miossich da Makarska, che nelle cose le più serie, ed esattamente Istoriche avrei rimorso di citarlo. Ma pare, ch’egli si sia adattato al costume del suo ceto, che nelle cose Istoriche vi mescola sempre il meraviglioso, ed incredibile. Nullaostante riportiamo una delle sue canzoni in proposito di zuffe, che succedevano tra i pretendenti di una fanciulla, che sarà più acconcia a questo luogo, che quella, che riportò il Fortis, cui oltre le risa de’ fanciulli per la sua poca verisimiglianza, anch’esatissima non proverebbe, se non se i giochi, che usavano anticamente gli Slavi ne’ tempi Nuzziali. La canzone, che io tradussi dall’Illirico darà luogo ad una digressione. Ò procurato d’incontrar il sentimento dell’Autore, ma non sono stato intieramente attaccato alle parole.

     Giunto era il tempo, quando dar dovea
     Giorgio Castrioto sua Sorella a Sposo
     Topich, dell’Albania Ban, ed Eroe:
     Da gran Signor fe’ preparar le nozze,
     E gran Signori alle sue nozze invita,
     E Bani, e Conti d’Albania più scielti.
     „ Tutto è compiuto ormai: Al gran convitto
     „ Già s’incammina ognun: Fra l’allegrezza
     „ Alternando de’ balli, e canti insieme,
     „ Si passa il tempo. “ Ma allorchè Bacco ai Svatti
     Di suo furore riscaldò li petti