Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/182

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dubitabili nozioni senza rendersi ridicolo agli occhi de’ giudiziosi, avrà coraggio di asserire, che una volta i Morlacchi aveano genio per l’agricoltura? Ma ora i tempi si sono cangiati, e con essi anche in parte i nostri Morlacchi, che ànno qualche poco di più cura per i terreni, ma si desidera moltissimo, pria che si possano dir passabili Agricoltori. Credono essi, senz’aver mai provato, che le loro terre non potrebbono produr ogni sorte di frutto, ed anche questo pregiudizio contribuisce a renderli vieppiù negletti. I saggi pure sono di parere, che una istessa terra non possa esser atta alla produzion di varie cose.

          Non tellus eadem parit omnia: vitibus illa
               Convenit: hæc oleis, hic bene farra virent.

Ma vi possono essere terre vicinissime le une alle altre capaci di varie produzioni, e ciò, che sono atte a produr le une, le altre ricusano. Si esige perciò una lunga esperienza, per saper accomodar i varj prodotti ai terreni. Ciò sarebbe di gran vantaggio pe’ Morlacchi; ma essi ànno bisogno di molte cognizioni più comuni, avanti di osservar queste differenze particolari. Se poi le loro Terre sieno, atte

    il frutto. Da quì ne nasce un mal certo a quel buon pezzo di Campagna, senza vantaggio di quelli, che rozzamente la coltivano, poichè di continuo vi si semina sopra, senza, che mai la si letami. E chi andrà letamare una terra in questo ànno sulla incertezza di possederla nel venturo? Sembrerebbe una cosa molto saggia il distribuir quella Campagna a quelli, che non anno pur un pezzettino di terra. Così ella si porrebbe in qualche miglior coltura.