Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/20

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vi passa liberamente la palma della mano, sendo in più luoghi al di dentro concave le Colonne, e lo sarebbono ancora più, se novi stillicidj con altri bizarri lavori non le otturassero. Vedute queste Colonne, chi avesse voglia di proseguire la strada a mano sinistra per poco tratto di cammino, chinandosi un poco, può andarsene in una Saletta, ove pure si presentano all’occhio curiosissimi scherzi delle acque. Ma avanti di penetrar più addentro è necessario passar per un sentiero molto malagevole. Non basta il dover andare a quattro piedi per terra, convien serpeggiare in qualche luogo, ed è meglio immerger la faccia nel fondo fangoso, su cui si serpeggia, che restar offeso dalle acute, e taglienti punte di stalattiti, che sopra il capo, e la schiena pendenti se ne stanno. Varcato questo impraticabile angusto passo, si arriva in in una picciolissima circolare Saletta, e da questa si passa in un altra, più picciola ancora. Ivi la strada sotterranea comincia andar all’insù. I Morlacchi, ch’erano meco a nessun patto vi voleano salire, ma io mi vi arrampicai poco a poco insino alla vetta, che si vedea dal basso, e che non era gran fatto alta. Da qui la strada torna all’ingiù, e vi sarei andato io solo, se non mi avesse disuaso il poco buon sapino. In questo luogo io trovai due pezzi di legno di selce, marciti dall’acqua, di cui erano ben pregni, nè so, come potessero qui trovarsi, se non vi fossero stati portati da qualcuno, che quivi sia giunto avanti di me. Non si potrebbe dare, che l’acqua per quinci scorresse ne’ tempi rimoti, e li abbia deposti? E se ciò fosse, resta da capirsi, come non sia seguita la stalattitica incrostazione de’ legni stessi. Ma lasciano queste cure, e questi esami agli uomini sistematici, che sulle cime di questi Monti vi trovan vestigi dell’an-