Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/211

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fame, e pestilente. Nel silenzio della notte, il suono di ferro, e se ascoltassi con più diligenza risuonava lo strepito delle catene, prima più lungi poi vicino; dippoi compariva una immagine vecchia, macilente, e lorda colla barba negletta, con orrida capigliatura, co’ piedi in ceppi, nelle mani portava le catene, e strepitava. Poscia quegli stessi, che non abitavano, passavano pel timore le notti melanconiche, e crudeli:“1 Vi è una casa a Sign, in cui gli Spiriti facevano le loro ricreazioni, e qualche insolenza agli abitatori, ma da che vi abita un Medico spregiudicato sono svaniti.


Fuochi fatui.

I fuochi fatui una volta, credo io, mettevano in somma costernazione i Morlacchi. Ora i fuochi fatui, o sia candelette, come dicono essi, sono segni, che ivi sienvi le anime di alcuni morti, se il color de’ fuochi è turchino, ovvero segni che ivi sieno de’ Tesori, se il color è rosso.2 Nullaostante però,

  1. Plin. lib. 7. Ep. 27.
  2. Io fui più volte chiamato a scavar de’ tesori ne’ luoghi, dove si osservavano i fuochi fatui, ma ò sempre rinunciata una tal felicità ai frenetici. Non si può esprimere quanto sia radicata negli animi di alcuni la sciocca avidità di cercar tesori, e la pazza credenza di saper, dov’essi esistono per mezzo di alcuni segni, inventati da’ birboni, e conservati da’ superstiziosi. È cosa piacevole da una parte il sentirsi raccontare i delirj di alcuni scava tesori, che si lagnano del Demonio, che loro rapì sul più bello il tesoro ritrovato.