Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/47

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è da temere, che un giorno il Fortis venga ripreso di non aver ben esaminati i vestigi, ed allora e’ sarebbe tanto meno sculabile del Lucio, e del Gliubavaz, quanto maggior differenza passa da essi„ che non ben conoscevano la contrada, che giace fra Skradinski-Siap, e le marine di Zara (della qual erano, mentr’essi vivevano posseditori i Turchi)“ al Fortis, ch’ebbe l’agio di visitarla personalmente. La impossibilità poi, ch’ei mette di condur l’acqua dalla cascata di Scardona a Zara vecchia è l’altezza de’ Monti intermedj. 1 Ma ciò vedranno quelli, cui l’apparenza non puote comandare, e de’ quali la

Scienza delle Matematiche è l’unica Professione, nè il mio debole intendimento permette di mescolarmivi. E ritornando all’Acquedotto di Æquum, il Fortis s’ingannò di gran lunga dicendo, che „ su di un fianco della collina di Æquum fù anticamente un Anfiteatro, non molto grande, per quanto apparisce dalle di lui rovine, circolarmente disposte, e ricoperte di terra, e d’erba. “ Queste rovine non sono altro, che vestigi dell’Acquedotto, che si divide in due, e nessuno può saperlo meglio di me, che m’internai strisciando, come una biscia colà dentro con una scheggia di lapino in noFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269. La imboccatura dell’Acquedotto non è tanto spaziosa, che un uomo possa entrarvi a quattro mani, senza molto disagio, come asserisce il Fortis, ma quella ch’esso vide era tale, e qualche passo più innanzi di quel, che lo è al presente, e l’acqua, che vi passava, si poteva dir un piccolo Fiumicello.

  1. Vol. primo pag. 24.