Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/50

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chiaman Zingari, sono gli avvanzi degli Egizj “ che in Francia esso crede, che l’àn presi per Boemi, e s’è vero, che ciò sia in Francia, essi si ànno appropriata la lingua Boema, come la nostra Slava, che le somiglia affatto, si appropriarono questi Zingari di Caracascizca, non essendovi altra differenza, che il modo Zingaresco di pronunciare un po’ nel naso, diverso dal nostro. Essi deggiono molto al Fortis, che disse, che „ quì si occupano pacificamente del lavoro della terra, e più comunemente delle manifatture di ferro, arte che sembra loro propria, e in cui riescono a meraviglia, se si guardi alla semplicità degli stromenti, che adoprano. “ Poche parole bastano per esprimere la indole di questa feccia infesta: Rubare, ingannare, e far i birboni sono le lor arti principali. Io ne porterò un esempio, che potrà valer per cento. Filippo Nasich, Zipgaro di nascita si mise in capo di vivere a forza d’inganni, e sottigliezze; ma per far la sua fortuna stimò bene di allontanarsi dalla Patria. La prima volta se ne andò in Turchia, e dopo aversi ammogliato, e fatto circoncidere, rubando certe carte ad un Turco di qualità, passò nello Stato Austriaco, spacciandosi per uno de’ Signori della Bosnia, che rinunciava alla Fede Maomettana. In guiderdone di ciò, egli ebbe l’onore, come si narra, di aver per Compare S. A. I. Giuseppe Secondo, e gli fu dato un impiego da poter vivere con decoro. E mentre vivea con somma tranquillità, contento di essere passato dal miserabil essere di scozzone a quello di Comandante, gli si avvicinò un Padre Zoccolante della Dalmazia, facendogli capire di conoscerlo. Lo Zingaro avaro per natura non mancò di mostrarsi generoso col suo conoscente, quale sendosi reso importuno colle sue esorbitan-