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passi, e le generazioni si sviluppavano a seconda della educazione ricevuta nella infanzia, quando questa educazione fosse onesta e comprendesse gli acquisti già compiuti della civiltà. Il padre poteva servire di esempio e di modello al figlio. Oggi tutto è cangiato: l’educazione anche la più completa non basta alla vita naturale dell’uomo, se questi non la perpetua, ma commette l’errore di crederla sufficiente e di chiuderla.

I progressi delle scienze a cui si appoggia la civiltà sono ora così rapidi, incessanti ed infiniti, che la vita di un uomo basta appena a seguirli e a registrarli. L’età del riposo era aspettata dai nostri padri, e giungeva per essi colla vecchiaia; oggi chi vuol riposare deve isolarsi assolutamente dalla società, chiudere gli occhi, turarsi le orecchie, ed ignorare le sorti de’ suoi simili, perchè in tutto il consorzio umano non v’ha più un angolo dedicato al riposo. Siamo entrati nella sfera del progresso continuo, del moto perpetuo e sempre più rapido. — Colui che dopo un decenne riposo rientrasse nella società umana, troverebbe ogni cosa così cangiata, che gli sembrerebbe di stare fra gente che non ha comune con lui neppure la origine.

L’era delle famiglie e dei costumi patriarcali è chiusa. Me ne duole perchè erano monumenti di moralità, di doveroso affetto, e di pietà sincera. Ma la società, che tende a’ suoi fini, ha bisogno di altri strumenti. Non mi estenderò più lungamente a parlare di questa categoria di ricchi agricoltori italiani, sebbene sia oggidì non poco numerosa, perchè la credo destinata a scomparire in breve dal nostro suolo. Non vedo per essa nè posto, nè missione nella moderna società industriale.

Un problema che tutti i nostri ricchi agricoltori sono chiamati a risolvere, e che dà loro molto da pensare, si è quello della educazione dei figli.

Alcuni fra i padri di famiglia vogliono arricchire i figli del bene di una educazione cittadina, e si preparano dei successori dottori in legge o in medicina, che hanno imparato molte cose, ma nessuna di quelle a cui sono destinati ad attendere. Altri padri al contrario si sdegnano al solo pensiero che i figli loro abbiano da sapere ciò ch’essi ignorano, e trasmettono loro esattamente la somma di cognizioni che ricèvettero dai padri loro.