Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/46

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Che che ne sia, la Provvidenza volle risparmiarci questo pericolo. Quando l’eco della rivoluzione francese, e delle dottrine che ne decisero lo scoppio, ebbe varcato le Alpi, esse non portarono a noi, sudditi di Giuseppe primo, di Leopoldo e di Carlo Borbone, gran che di nuovo nè d’ignoto. — La parità delle nature e dei diritti, i doveri dei sovrani verso i popoli, la santità e la inviolabilità della legge, quando accettata e non imposta, la libertà religiosa e l’assurda tirannide di chi pretende comandare alle coscienze, i nuovi e svariati sistemi di pubblica economia e di finanze, tutte queste dottrine e gli innumerevoli loro corollarii, che piombarono come irresistibili proiettili sulla società europea, schiacciando e scompigliando e riducendo al nulla le antiche massime, le viete leggi e le guaste credenze, eransi gradatamente introdotte in Italia, ed avevano passo passo educato le classi colte. Il popolo poco vi badava, e rimaneva all’incirca quale era stato per l’addietro; ma la maggior parte di esso abitando le città, e le popolazioni della campagna essendo sempre rimaste al di fuori dei moti politici, nessuno si opponeva, e nessuno abbracciava impetuosamente le dottrine del secolo decimottavo.

Le passioni rivoluzionarie, che mettevano tutto a soqquadro in Francia, trassero su quel paese l’ira dei sovrani d’Europa, che consentivano bensì ad illuminare lentamente le classi più elevate dei sudditi loro, dalle quali non temevano eccessi rovinosi pel loro potere, ma che temevano il contagio della ribellione per le classi inferiori sempre inclinate alla violenza. — Le potenze del nord, del mezzodì e dell’oriente di Europa si allearono contro il popolo regicida, che dava agli altri popoli così terribili e così seducenti esempi; ed allora incominciò la importazione delle dottrine rivoluzionarie in tutta l’Europa, mediante le armi francesi. — Stretti e minacciati da ogni banda i Francesi, che tutto stavano distruggendo della loro secolare società, furono repentemente chiamati alla difesa del loro suolo, minacciato di pronta invasione da forze infinitamente superiori alle loro, da nemici collegati con tutte le vittime della rivoluzione dell’89. A quella notizia, a quell’appello alle armi, raddoppiarono le crudeltà contro i cittadini sospetti di non applaudire alla rivoluzione, e giunse al colmo il regno del così detto terrorismo. — Ma al tempo stesso, ed in pochi giorni, corsero sotto le armi moltitudini di ogni età e di ogni classe, risolute d’impedire ad ogni costo che la patria