Pagina:Padoa - Che cos'è la matematica, 1912.djvu/4

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prendere che vi fu tempo in cui, anche per i dotti, tali nozioni erano ignote o malcerte.

Sicuramente, chiunque abbia frequentato una scuola — ancorchè la Matematica gli abbia inspirato più sgomento che simpatia ed ora non se ne giovi più dell’uomo incolto — non può non avere intuito, sia pur vagamente, il pregio e l’importanza di tale disciplina.

Ma forse, ad una fama così concorde, diffusa, e durevole — più che la diretta persuasione delle moltitudini, cui fu e sarà sempre vietata l’intima conoscenza del vero, più che il fervore apologetico de’ suoi scarsi cultori, la cui voce si spegne entro breve cerchia — hanno contribuito e contribuiscono coloro, di più vasta ma pur eletta schiera, che, dopo aver attinto da essa vital nutrimento, mirabilmente lo trasfondono nella Meccanica e nell’Astronomia, nella Fisica e nella Chimica.

Costoro, le cui opere e i cui nomi sono più noti al volgo e che più specialmente egli chiama scienziati, sono gli autorevoli testimoni al cospetto universale della generalità delle formole matematiche e della piena attendibilità dei risultati cui esse conducono. E, loro mercè, il prestigio della Matematica è ormai così indiscusso, che ogni nuova dottrina, la quale abbia con essa meno naturali e immediate attinenze, aspira ad imparentarsi in qualche modo con lei, per nobilitarsi ed assurgere — non sempre meritamente o forse un po’ prematuramente — al grado e all’onore di Scienza.

Ma — se, pur fra gli scienziati, i più la stimano per la fecondità delle applicazioni — al pensatore invece essa appare sovratutto mirabile per la ineccepibile validità degli asserti e per la inoppugnabile vigoria delle argomentazioni: per cui — mentre intorno a lei le ipotesi scientifiche ed i sistemi filosofici sorgono, risplendono, tramontano e cadono nell’oblio — essa sola appare salda e immutabile, quasi fosse in lei qualche intima e misteriosa virtù che la preservi dalla caducità o dall’incessante rinnovellarsi d’ogni umana dottrina.

Gli è appunto a proposito di tal virtù, vera o presunta, che vorrei dirvi alcunchè di quanto io penso, per quanto possa consentirmelo il proposito di essere breve e il desiderio di evitare analisi tecniche affaticanti.