Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/248

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tomba di Ravenna, o re Teodorico? Goto Teodorico, è la guerra tra la tua gente e la nostra che ancora continua! Ma tu, nòbile re, volevi l’una gente con l’altra pacificare.

Quale desidèrio di percorrere le bianche strade di Romagna, fermarmi alle ville, vedere i grandi villanzoni attoniti. Guàrdano il mare, il cielo: dal mare, dal cielo, giù bombe!

«Siam tutti fratelli, eh? L’esercito è un’invenzione borghese per sparare contro il proletariato, eh?»

Milano è tranquilla. L’esèrcito ha occupato posizioni stratègiche oltre la frontiera (si sussùi> rano episodi eròici che fanno tremare il cuore).

Il perìcolo di una invasione pare scongiurato. La mobilitazione si è compiuta con perfetto òi> dine. Senso del sacrificio, del dovere, della calma. Già, per vincere la Germania, bisogna che diventiamo un po’ germànici. Fino a ieri, nella scuola, quando uno scolaro grosso picchiava uno scolaro pìccolo, io punivo lo scolaro grosso. Adesso punisco lo scolaro pìccolo! «Càspita! Doveva picchiare anche lei».

Picchiare! Ecco il verbo che dobbiamo imparare! Però è stùpido, e non mette il conto di vìvere per picchiare.

Molti, molti volontari! L’amico e collega Ar-