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26 Diario sentimentale

tre gentiluomini con l’erre scemo. Sento che parlano anch’essi della guerra, ma con indifferenza. Ciò è indizio di gran signoria.

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In una trattoria, dove mi sono recato a mangiare un boccone (vecchio risotto al salto che sa di ràncido, vino tetro! oh, Bellaria, mare azzurro, vino rubino, pane con profumo di grano, frutta appena spiccata!) siede un vecchio signore, un po’ sgangherato, sdentato e sordo. È preso dal convulso della polìtica: parla, mangia e ride nel tempo stesso. Aveva letto il decreto di neutralità del governo italiano, e diceva con gioia:

— Io non voglio il male di nessuno: ma è certo che ì fastidi degli altri ci fanno maggiormente sentire la nostra pace.

Si rivolgeva a me, e chiedeva con insistenza:

— Non è della mia opinione?

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Volevo riposare un po’ nel pomeriggio: ma non mi fu possibile. Che cosa stava per fare l’Italia? Poteva conservarsi neutrale? Non è una folle illusione lo sperare di non ardere in mezzo a tanto incendio? Ma e poi? Non fu rinnovato il