Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/350

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Alle quattro pomeridiane, Gino è venuto a prendermi a scuola. Siamo stati assieme sino alle sette. Poi andammo al Cìrcolo Filològico,

C’era Balsamo.

Balsamo, tutto felice, mi mostra nel Sècolo la diceria del Kaiser morto. Fa il conto su le dita:

— Kaiser morto, Cecco Beppe morto, Costantino tubercolòtico, re Nasone ammazzato. L’ecatombe dei re.

Questi ragazzi parlano con volubilità di tutti i re morti o morituri. Ragazzi! Voi dimenticate la fàvola di Fedro: ranae regem petente s, dove Giove dice alle rane: «Voi che non avete voluto sopportare il re mediocre, sopportate la biscia che vi màngia tutte».

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Alcune fra le cose dette da Gino in quel giorno e nei successivi che stemmo assieme, sono memorande e quasi da poeta. Gino non è poeta, ma è vissuto per mesi fra la vita e la morte, perciò poteva sentire come un poeta. Diceva;

— Io so alcune cose che i vivi non sanno, perchè le sanno soltanto i morti; e noi siamo i morti tornati per pochi giorni alla vita.