Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/374

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Apro la finestra. Schiarisce. Mattino puro, cilestrino! È aprile. Nel giardino, i tulipani rosseggiano : su le piante è tutto un trillo, tutto un canto d’uccelli: i neri felici merli! Dopo un mese e mezzo di piòggia, ecco «la primavera. Ma voi, uccellini che cantate, non sapete proprio niente, niente? Grossi merli dal becco giallo, non avete percezione, filosofia, niente?

Ieri sera mi sono addormentato leggendo «Intention» di Oscar Wilde. Anche lui, l’esteta, non ne sa niente. Sì, era bello, ieri sera Oscar Wilde! Bello come la signorina Maria, quando esce di casa tutta adorna nel paradosso delle sue toilettes di sartina di gusto. Ma stamane Oscar Wilde è come la signorina: un povero magro fantasma bianco.

***

Apriamo i vetri. Ecco un ràggio di sole! Ha superato il tetto di fronte, ferisce la tappezzeria dello stùdio, si dilata.

Dunque voi, uccellini, non sapete niente! In alto, rombano i motori della morte; voi fra le foglie tènere salutate l’aprile che si affaccia dal balcone del cielo.

Ecco il sole. Appare la fisonomia del sole. Fresco, pulito, senza nebbia, sbarbato, beato.

Ecco là, là, un uccello librato, cinèreo, ad una altezza g cui yoi non salirete mai, uccellini!