Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/45

Da Wikisource.

di Alfredo Panzini 39

— da quel popolano che egli è — alcuna intellettualità. Non ha però mai rinnegato «scientificamente» l’Italia, e perciò non è in odore di santità presso i socialisti, anche se appartiene alla vecchia guardia.

All’ora di mezzanotte, siamo andati alla redazione del Giornale del Mattino per avere notizie. Buone notizie! L’esito della battaglia è ancora incerto. Non si domanda, del resto, che la Francia vinca: unicamente che resista. Si annuncia che i russi, improvvisi, inattesi, hanno invaso la Germania orientale con immenso arco, ai laghi, ai laghi... Un nome che non si può decifrare.

Ma quando fu il mattino, ottenebramento completo: i francesi battuti a Charleroi. Particolari orrendi di strage. Longway caduta! Non so che cosa fare tutto il giorno.

Dal barbiere, un vecchio petroniano legge, come può, il numero dei morti. Commenta: «Quante pipe hanno perduta la loro cannuccia!» La gente ride. (È la parafrasi plebea della canzone di gesta: «Quanti francesi vi hanno perduta la loro giovinezza!»)

Un ufficialetto tutto fresco, elegante, seduto all’aristocratico caffè Mèdica, immerge, con le unghie rosee, un panino dolce nel caffè e latte dolce. Vorrei vedere ufficiali più terribili.