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di Alfredo Panzini 55

noi, anzi, non l’abbiamo mai odiata; ma la Germania romantica, formata di uomini tutto spirito e musica, che camminano per la neve, fra i boschi, ragionando soltanto di metafisica e di morale, non esiste più che in letteratura!

***

29 Agosto 1914. Stamattina, patatrac! Il treno aveva un’ora di ritardo. Il piccolo monello che viene di corsa coi giornali dalla stazione, su la bicicletta, è assalito.

Vedo l’intestazione del Carlino: Sette eserciti tedeschi invàdono la Francia. Non c’è bisogno di leggere altro. Il Mattino, francofilo, non dice nulla. Parla dell’avanzata russa. Ma io non credo più ai russi. Sono un mito. Godono di una fama usurpata i russi.

Il Giornale d’Italia ha una intestazione spaventosa come il Carlino. Assolutamente è finita!

Ho un piccolo trèmito: questa volta non ho voglia di parlare con nessuno.

— Come va? — mi domanda uno del popolo.

— Male!

— Vincono i tedeschi! (Lo sentono anche loro che male vuol dire «vincono i tedeschi»).

Per fortuna è venuto Serra. — Caro mio, tutto è finito!