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colà morto un certo signore assai facoltoso, senza famiglia e senza nominare eredi, fatte le debite ricerche dei più prossimi congiunti, egli, G. Giacomo, riusciva cugino in secondo grado e però era chiamato a partecipare de la eredità.

Pregavalo vivamente a venire subito per approvare la sua opera, fare quelle eccezioni che stimasse del caso e, infine, dividersi con gli eredi il patrimonio.

Questa nuova, che in altri tempi lo avrebbe lasciato indifferente, fu allora occasione di vera allegrezza. Gli venne infatti a mente di un ramo de la famiglia di sua madre, che si era stabilito in quella città al tempo del primo impero, e si risovvenne di quel suo cugino che era ricchissimo, almeno a quello che se ne diceva, perchè mai lo avea veduto nè conosciuto.

Molti, è vero, a detta del notaio erano gli eredi; tuttavia fatto il computo e depurato ogni debito e spesa, una ventina di mille lire gli sarebbero pur toccate di sua parte.

Rispose, avvisò del suo arrivo e si apparecchiò per il viaggio. Un’abbandonata sacca da viaggio

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