Pagina:Panzini - Il libro dei morti, 1893.djvu/16

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famiglia: il fulmine non ci percosse e l’uragano non ci divelse; ma stiamo aspettando che il tempo di primavera ritorni e le passere appendano i nidi a le nostre rame.

Allora noi, quando il cardo fiorisce e la cicala canta, ti porgeremo ancora molta e grata ombra e l’orto fiorirà di gigli e di maggiorana per il vaso de la Madonna, nei giorni sacri a la fede.

Perchè le nostre rame spaziano alte all’intorno, così ti possiamo dire che le opere de la villa furono compiute con ordine e secondo il loro tempo: le pecore indugiavano tutto il dì su i greppi del rio, ed i buoi rompevano i maggesi e le stoppie con solchi così diritti e fondi, che, procedendo l’aratro, si vedeva la terra farsi negra e lucente; e per l’aria vibrava l’odore acre e putre de le radici e dei bulbi scoperti al sole: come il trifoglio vi crebbe di maggio co’ suoi pennacchi rossi, e come alta fiorì la spica!

Ma quello che è più, o G. Giacomo, non abbiamo veduto giungere i cursori del fisco, come tu temevi, a sequestrare i raccolti, perchè non si poterono pagare le imposte; nè il tuo figliuolo ha venduto la