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il romanzo della guerra 29

fossero state cipolle e pomidori fradici, il gran vecchio sarebbe morto molti anni prima.

I più benevoli dissero: Quell’uomo corre verso il suicidio della poca popolarità che ancora gli rimane.

— E questi sono gli educatori della gioventù! — mi ricordo che mi disse Teodoro Moneta, e diventava rosso come un gambero, e il ciuffo dei capelli bianchi gli si rizzava sulla fronte.

Caro e buon Moneta! Egli non mi indicò la porta in quel giorno, ma a un di presso. Però disse: — Non capisco cosa lei viene a fare qui (Portici settentrionali, 21, dove risiede la Società Internazionale per la Pace).

Ma Teodoro Moneta (gran vecchio, cieco e dolente, ora) era una nobile anima e un grande italiano.

Ricordo (e il ricordo è prezioso) che un giorno D*** e io lo assilammo abilmente a proposito della generosa, ma pur troppo vana difesa che gli andava facendo su la Vita Internazionale degli Slavi, in Trieste nella Dalmazia.

Il povero vecchio era quasi vinto dalle nostre parole. Ad un certo punto la voce gli tremò, non seppe più trattenersi e disse: — Sapete anche perchè io sono pacifista? perchè cerco di comporre il dissidio fra Italiani e Slavi dell’Austria? Perchè sento che un conflitto armato ci sarebbe fatale. L’Italia e la Francia devono combattere con le armi del loro genio!