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Ella prende la rosa, e coi gigli la mette entro una caraffa, e questa dispone su la tavola. Dice: — Ora c’è tutto!

— Mi dispiace — dico io — , ma manca sempre una cosa.

— Dio mio! Che cosa? — Cerca, non trova.

— Il sale, contessina.

*

La Lisetta viene, intanto, con una fiamminga di fette di prosciutto, così roseo, così spirituale che penso anch’io ai misteri della natura, che ha creato una bestiaccia tanto immonda, per fornire a noi un cibo tanto distinto. La contessina si siede, mangia. Come è interessante vederla mangiare! Una rosea fetta scompare nella rosea bocca. Sembra che mandi giù dei fondants.

— Ma sapete, Sconer, che questo jambon è delizioso?

— Lo credo. (Deve essere il fratello maggiore del porcelletto della signora Caramella).

— Ma mi permetta: non teme lei che a mangiare così le possa far male al corpo?

— Male al corpo, Sconer? In che modo? Io non mi sono mai accorta di avere un corpo.

— Io, sì.

Sospirai profondamente.